Secondo me, un capolavoro della letteratura femminile. Due anni per trovare una casa editrice che volesse pubblicare questa scrittrice grandiosa, e poi il lusso assoluto di due giri di bozze e tranquille chiacchierate pomeridiane con le redattrici. Nessun editore mi ha più viziata tanto.
Svava era una donna ammalata, fragile come il fumo delle sigarette che divorava in quantità, ma chiedeva moltissimo – troppo, per il mio cervellino limitato, così una volta non ho avuto la forza di andare a trovarla. È morta l’anno dopo, e a me ne è rimasto tutto il rimpianto, di quelli che non si cancellano.
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